Comunicato sugli attentati negli USA 12-9-2001
Le rondini dell'apocalisse
Condoglianze e dolore
Esprimiamo profondo e sincero dolore per le vittime innocenti del terrore,
semplici cittadini degli USA periti in questa tragedia terribile e senza
precedenti.
Condanniamo l'atto degli assassini contro persone innocenti.
Un attentato geopolitico
Quanto è avvenuto negli USA l'11.9.2001 cambia il corso della
storia mondiale. Come dopo l'attentato di Gavril Prinzip a Sarajevo o dopo
l'invasione dei nazisti in Cecoslovacchia, il cammino dell'umanità
improvvisamente devia da quel tracciato che solo fino a ieri pareva stabile.
Oggi come mai la cosa più importante è comprendere: cosa
è realmente accaduto?
Messo da parte l'aspetto umanitario, occorre rappresentare a se stessi la
natura vera delle cose. Ci siamo ridestati in un mondo divenuto
fondamentalmente diverso.
E' perfettamente chiaro che l'accaduto non è un caso infelice, una
catastrofe o uno straordinario crimine opera di maniaci. Le dimensioni, il
momento storico e il carattere dell'attentato ci parlano chiaramente della
sua sostanza geopolitica.
Il mondo unipolare (come è stato fino a ieri)
Il XXI secolo è iniziato come epoca dell'egemonia unipolare degli
USA nel mondo, come mondo unipolare. Gli USA sono apparsi non soltanto leader
indiscussi in fatto di strategia, tecnologia, economia, politica, ma come
realtà suprema e invulnerabile, che impone il ritmo a tutti i
fondamentali processi mondiali. Globalizzazione, in sé, significava
proprio americanizzazione. Questo dominio degli USA era fondato sulla
esibizione della sua forza planetaria in qualità di «superpotenza».
Il club dei partigiani della «multipolarità»
Questo dominio degli USA non era affatto riconosciuto da tutti, e non in
modo omogeneo. Gruppi di stati hanno apertamente rivendicato un diverso
modello di sistema statale verso la «multipolarità». L'orientamento
verso la «multipolarità» è ufficialmente sancita in documenti
fondamentali di paesi come Russia, Cina ecc. Molti altri stati dell'Asia,
dell'Africa e dell'America Latina condividono questa linea. Persino i partner
di fiducia degli USA Europa e Giappone preferirebbero vedere un mondo
multipolare, sebbene si siano espressi (soprattutto a livello economico) con
grande cautela. Si sono debolmente opposte al progetto di egemonia americana
anche alcune illustri organizzazioni internazionali quali l'ONU, fondata in
condizioni storiche diverse ed esprimente un diverso equilibrio delle forze
(riferentesi al passato)
I più duri oppositori della globalizzazione-americanizzazione sono
state alcune organizzazioni terroristiche radicali spesso a carattere
islamico.
Il terrore islamico come parto dei servizi segreti americani
Qui occorre soffermarsi in dettaglio. Il fondamentalismo islamico
(specialmente di tipo wahabita, sunnita estremista) fu allevato dagli stessi
USA all'epoca della guerra fredda. Nel mondo islamico la contrapposizione
delle due superpotenze (URSS e USA) si è espressa nel sostegno da
parte dell'URSS ai regimi islamici ad orientamento socialista (laici o
islamici, ma mai fondamentalisti), mentre gli USA, viceversa, hanno puntato
sul wahabismo e sull'islamismo radicale. Gli USA hanno partorito «Al-Qaeda»
di Bin Laden, il movimento pakistano Taliban, hanno appoggiato il wahabismo
dei suoi partner strategici, Arabia Saudita, hanno partecipato al controllo
delle organizzazioni radicali palestinesi (di orientamento pro-saudita ad
es. Hamas), in seguito hanno sostenuto i wahabiti in Ichkeria [Cecenia], ecc.
La richiesta geopolitica di questi gruppi islamici radicali è
diminuita dopo la disintegrazione del blocco sovietico. Hanno incominciato ad
agire sulla base di un programma autonomo e diretto i propri sforzi contro i
padroni di ieri.
Uno degli attacchi terroristici di questi ex quadri collaboratori della
CIA di orientamento islamico è stato diretto contro il World Trade
Center. Tale attentato è costato molte vite umane. In questo ed in
molti altri casi gli USA si sono trovati faccia a faccia con coloro che essi
stessi avevano generato. Da allora l'assenza di un chiaro avversario geopolitico
nella persona della Russia ha reso ambigue queste forze.
Gli USA sulla soglia di una crisi fondamentale
La crescente opposizione politica ai progetti degli USA nel mondo
unipolare ha ingenerato gravi problemi. Nei giorni scorsi Kofi Annan, alla
conferenza sulla lotta contro il razzismo organizzata dall'ONU a Durban, ha
criticato la politica razzista di Israele, il più devoto collaboratore
degli USA in tema di globalizzazione.
Nella sfera economica, nonostante tutti i successi dell'economia
americana, sta maturando al suo interno una grave crisi, legata alla
sproporzione fra il volume del capitale virtuale collocato nel fondi futures
borsistici e il capitale investito nel settore reale. Secondo numerosi
esperti nel prossimo futuro verrà a maturazione una grave crisi,
capace di abbattere la potenza americana. Le azioni quotate delle
società legate alla cosiddetta new economy (indice NASDAQ) hanno
incominciato a scivolare in basso in misura critica.
In termini generali: alla vigilia del gigantesco attentato gli USA si
trovavano di fronte ad un dilemma molto complesso: da un lato, la presenza di
determinati presupposti per una supremazia assoluta, nonché
dell'adeguata volontà soggettiva a tale fine (tale ordine delle
cose è scolpito nel «Concetto di sviluppo strategico degli USA nel XXI
secolo» del 1997 dell'ex presidente degli USA William Clinton); dall'altro,
l'incapacità di concretizzare questa supremazia in una situazione di
opposizione piuttosto seria da parte degli altri paesi e questo contro lo
sfondo di una situazione economica in via di degrado negli USA.
L'attentato ha accelerato il mutamento epocale
Il dirottamento di vari aerei da trasporto civile da parte dei terroristi,
gli attacchi aerei contro gli edifici del Pentagono e del World Trade Center
(al pari degli altri attentati) avvengono in questo punto di svolta della
situazione geopolitica del mondo.
Gli ignoti terroristi (presumibilmente di una delle organizzazioni
radicali islamiche) hanno sensibilmente accelerato il processo storico e
geopolitico, ponendo gli USA di fronte alla necessità di definire
immediatamente i proprio ruolo nel contesto mondiale e privandoli della
possibilità di rinviare la decisione.
Nell'immediato futuro la direzione politica degli USA dovrà
prendere una decisione fatale. Esistono due possibilità fondamentali:
prendere atto di un attentato
di tale successo come della prova definitiva dell'impreparazione degli USA al
ruolo di potenza egemone mondiale (essendo incapaci di garantire la sicurezza
dei propri cittadini, gli USA non possono essere considerati quali garanti
della stabilità planetaria); fatta questa scelta, gli USA dovranno
convertirsi al progetto isolazionista (sostenuto dall'ala destra dei
repubblicani) e tornare alla «dottrina Monroe», in base alla quale la sfera
degli interessi geopolitici degli USA è limitata ai due soli
subcontinenti americani; ciò significherebbe l'ammissione della
sconfitta degli USA nella costruzione del mondo unipolare (almeno nel breve
termine);
rispondere alla sfida con
un sistema di misure rigide, fino a colpire con attacchi nucleari i supposti
avversari, rigettando le «formalità democratiche», ed a risolvere i
problemi strategici, politici, diplomatici ed economici degli USA con metodi
di «mobilitazione», facendo riferimento all'eccezionalità della
situazione; questo potrebbe significare di fatto l'inizio della «terza guerra
mondiale».
A chi dichiareranno guerra gli USA?
Perché tutti oggi parlano di guerra? Dal punto di vista della pura
logica è oggi assolutamente non chiaro quale paese o anche quale forza
ha colpito gli USA con un impatto così tremendo, quale l'America non
ha mai conosciuto nella sua storia (essendo abituati a far guerra negli spazi
altrui e spesso per mano altrui). A chi deve rispondere l'America? E chi deve
rispondere a lei?
E' una questione di principio: se gli eventi incominciano a svolgersi in
base al secondo copione, allora, perfino ad un livello semi-ufficiale, saremo
costretti a riconoscere che «avversari» degli USA diventano in tal caso tutte
le forze che (con diverso grado di intensità) si oppongono al progetto
globalista e alla dominazione planetaria americana. In altri termini, gli USA
sono di fronte ad una dichiarazione di guerra al mondo intero.
Gli USA hanno ricevuto un colpo da parte della componente più
radicale degli oppositori del globalismo. La scelta di una risposta dura
significa che, indipendentemente dalle reazioni diplomatiche di questo o quel
paese o movimento politico (dalla direzione NATO, dalle potenze europee,
Russia, Cina, Iran o leader dell'ONU) gli USA saranno costretti ad entrare in
confronto diretto con essi.
Gli USA soli contro tutti
La struttura di questo confronto è disomogenea. Per quanto concerne
gli alleati della NATO e il Giappone, in un tale sviluppo degli eventi
verrebbe accettata una strategia di diretta subordinazione specie nella
sfera economica (argomentazione degli USA: le enormi perdite economiche in
questa catastrofe sono il prezzo da pagare per il fatto che gli USA agiscono
quali «bastioni della civiltà» di fronte alla «barbarie» cioè
all'antiglobalismo radicale e pertanto tutti i paesi «civili» saranno
obbligati a pagare i costi in comune). Questa misura, insieme con l'introduzione
di un regime straordinario nella stessa economia americana, aiuterà a
superare l'apice della enorme crisi maturata.
Verso i più conseguenti sostenitori della multipolarità
verranno sferrati i colpi più diretti (nel caso dei cosiddetti «paesi
paria» potranno essere azioni di guerra, che serviranno da ammonizione ai
più moderati).
Di fatto gli attentati significano l'inizio della guerra fra globalismo
unipolare (non a caso è stato scelto come obiettivo l'edificio
del World Trade Center, simbolo del capitalismo mondiale, del globalismo e
del mondialismo) e resto del mondo.
Certamente molti paesi e forze politiche preferirebbero altri metodi e
altri ritmi di sviluppo degli eventi. Ma la storia non conosce inclinazioni
soggettive, e oggi ci troviamo proprio dove ci troviamo.
L'umanità trattiene il fiato in attesa della risposta degli USA,
che determinerà il corso futuro della storia mondiale.
La guerra è cominciata. Gli USA devono scegliere come rispondervi:
capitolare o restituire il colpo.
Ogni tentativo di posporre la decisione non cambierà nulla in
questa situazione. I giochi sono fatti, i meccanismi in moto. E' proprio quel
«final countdown» di cui si è tanto parlato.
Senso geopolitico del termine «terrorismo internazionale»
Alcune precisazioni riguardo al «terrorismo internazionale». Questo
concetto è vago, geopoliticamente inesatto. Nell'epoca della guerra
fredda i gruppi terroristici svolgevano un ruolo di strumenti della
contrapposizione fra le due superpotenze. Una parte dei terroristi era sostenuta
dagli USA, una parte dall'URSS. La dissoluzione dell'URSS si è
tradotta nella sostanziale dispersione del sistema di gruppi terroristi che
lavoravano per essa. I più irriducibili (come 'Carlos') si sono
integrati in piccole strutture autosufficienti. Negli ultimi dieci anni la
tutela delle organizzazioni terroriste è stata realizzata
esclusivamente dai vincitori della «guerra fredda», cioè gli
Americani. Questo aveva in mente anche, in misura significativa, il
Presidente della Federazione Russa, richiamando su questo problema la massima
attenzione. E' chiaro il motivo per cui gli Americani stessi non si sono
affrettati a farvi attenzione.
Oggi si è costretti a temere che il termine «terrorismo
internazionale» venga esteso a tutti i sostenitori della «multipolarità»,
e che tutti questi siano accusati di aiutarlo direttamente o indirettamente.
E' necessario prevedere tutto questo e contrastarlo sul nascere.
EURASIA sceglie la pace ad ogni costo
Il destino del mondo è appeso ad un filo.
La posizione di EURASIA è nel complesso questa: perché
simili tragedie non si ripetano né negli USA né in altri
luoghi del mondo ha senso per gli USA accettare il fatto che al momento
attuale la realizzazione del dominio planetario è irreale. Persistere
in questo tema porterà l'umanità e alla stessa America ad
incalcolabili sciagure. In nome della pace, dell'umanitarismo e della vita
sulla terra gli USA devono mostrare saggezza e rendersi conto
dell'interrelazione fra la tragedia accaduta e la posizione strategica
mantenuta dagli USA stessi dopo la conclusione della «guerra fredda».
L'incursione dei Boeing dirottati sui centri strategici della vita americana
sono le prime nere rondini che avvisano dell'arrivo di una catastrofe su
scala incommensurabilmente maggiore. E gli oceani non difenderanno più
l'America. La garanzia geopolitica della sicurezza per gli USA sta solo nel
ritorno ad una dimensione regionale continentale.
Proclamando la supremazia sul mondo intero, dichiarando il pianeta intero
spazio dei propri interessi nazionali, gli stessi USA hanno generato una
situazione in cui ogni punto del pianeta scontento di tale situazione
risponde in modo analogo. La globalizzazione genera necessariamente il
terrore globale. Se l'intero è dichiarato zona di interessi vitali per
gli USA, tutto il territorio degli USA può essere dichiarato zona di
interesse vitale per il terrore globale.
Ora come mai la pace è attuale. Se accadrà un miracolo e la
consapevolezza adolescenziale dell'America in questi giorni diverrà
adulta e cambierà (come la consapevolezza del Vecchio Mondo, la cui
storia è tanto colma di sangue), un migliore e più giusto mondo
multipolare sorgerà già domani.
Se così non sarà, non è da escludere che ci troviamo
alla soglia della fine della storia. La lotta dell'America contro tutti, con
le attuali tecnologie di distruzione di massa, difficilmente può
concludersi, anche teoricamente, in qualcosa di positivo.
A nome del Consiglio politico del Movimento Politico-Sociale Panrusso EURASIA
A.Dughin
Trad. di M. Conserva
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